Olio Vegetale
Olio d’oliva
L’olio di oliva viene estratto con tre diverse tecniche: per pressione, mediante centrifugazione, oppure con solventi. Nel primo caso si ottengono rese minori, ma il prodotto ha caratteristiche organolettiche migliori. Per ottimizzare la resa e la qualità le tre tecniche vengono utilizzate in successione. L’olio estratto per sola pressione o per centrifugazione può dar luogo a due tipi di prodotto: olio vergine oppure olio lampante, a seconda delle caratteristiche del terreno, delle tecniche di raccolta e di altri fattori.
Olio vergine
L’olio vergine possiede proprietà organolettiche che ne fanno uno dei lipidi alimentari più pregiati. Un olio vergine non deve contenere sostanze che gli conferiscano sapori e odori sgradevoli e deve avere una bassa acidità (inferiore al 4%). Sotto questo punto di vista gli oli vergini si suddividono ulteriormente in quattro categorie, tra cui la più pregiata, quella dell’olio extra vergine, ha un’acidità inferiore all’1%.
Olio lampante
Se l’olio estratto per pressione oppure per centrifugazione non possiede i requisiti sopracitati, viene classificato come lampante e può essere utilizzato a scopi alimentari solo dopo essere stato sottoposto a processo di rettifica. Quest’olio si chiama così perché un tempo veniva utilizzato per le lampade ad olio.
Olio lampante rettificato
È ottenuto dagli oli lampanti mediante processi di rettifica (deacificazione, decolarazione, deodorazione, ecc.) che hanno lo scopo di ridurre nei valori di legge e di eliminare quelle sostanze che conferiscono all’olio proprietà organolettiche sgradevoli. Questi processi non sono selettivi e l’olio ottenuto viene privato anche di quelle piccole quantità di sostanze che ne rappresentavano un pregio dal punto di vista alimentare e organolettico. Ne risulta un olio incolore, inodore e insapore che viene opportunamente miscelato con olio vergine.
Olio di sansa
Quest’olio si ottiene sottoponendo le sanse (sono i residui della spremitura, composti da rottami di frutti, noccioli e semi, e che costituiscono il 40% circa delle olive iniziali), parzialmente esauste dall’estrazione per pressione o per centrifugazione, ad una nuova estrazione con solventi. Questa avviene mescolando la sansa al solvente e sottoponendo la miscela a successivi lavaggi, filtrazioni e distillazione, alla fine della quale il solvente viene allontanato per evaporazione. Il solvente tuttavia, oltre all’olio residuo, estrae anche altre sostanze che peggiorano le caratteristiche organolettiche, per cui l’olio di sansa deve essere sottoposto, come l’olio lampante, a processi di rettifica.
Olio di sansa rettificato
E’ ottenuto dall’olio di sansa mediante processi di rettifica sostanzialmente analoghi a quelli utilizzati per i lampanti. Anche questo olio, prima di poter essere immesso sul mercato, deve essere miscelato con olio vergine allo scopo di ripristinare (parzialmente) le caratteristiche organolettiche che quest’ultimo ha perso durante i processi di rettifica.
Altri oli di origine vegetale
Gli oli di origine vegetale vengono inoltre estratti dai semi di molte specie vegetali. L’estrazione avviene per pressione oppure mediante trattamento con solventi come la trielina o l’esano. Dopo l’estrazione, questi oli vengono rettificati per renderli più appetibili e meno acidi, in quanto l’acidità massima consentita dalle attuali disposizioni legislative è, per gli oli di semi, dello 0,5%. Il processo di rettificazione li impoverisce di vitamine. È permessa per legge l’aggiunta di antiossidanti per evitare l’irrancidimento.
Olio di semi di girasole
L’olio di girasole viene estratto dai semi dell’Heliantus Annuus, che contengono circa il 60% di trigliceridi. Ha un alto contenuto di acido linoleico (50% – 65%) e di acido oleico (25% – 40%). È un olio inadatto per friggere.
Olio di semi di arachide
L’olio di arachide viene estratto dai semi dell’Arachys Hypogea, che contengono circa il 50% di trigliceridi. Risulta tra i più pregiati oli di semi sia per le caratteristiche organolettiche che per la composizione chimica che si avvicina a quella dell’olio di oliva. L’olio di arachide ha un alto contenuto di acido oleico (45% – 65%) e di acido linoleico (20% – 45%).
Olio di cartamo
L’olio di cartamo viene estratto dai semi dell’Charthamus Tinctorius, che contengono circa il 75% di acido linoleico, il 15% di acido oleico e dosi elevate di vitamina E.
Olio di ricino
L’olio di ricino viene estratto dai semi del Ricinus Communis, che contengono circa il 50% di trigliceridi. Si differenzia dagli altri oli per l’abbondante contenuto di acido ricinoleico, un ossiacido derivato dell’acido oleico.
Olio di palma
L’olio di palma viene estratto dai frutti della palma africana ad alto fusto, mentre dai semi della stessa pianta si ricava l’olio di palmisto. Contengono sopratutto acido palmitico nella misura del 43% circa, acido oleico nella misura del 40% – 50% circa, e acido stearico.
Note: Nel caso di miscele di due o più oli ricavati singolarmente da semi della stessa pianta viene utilizzata la denominazione «olio di semi vari».
I servizi offerti:
- Analisi varie:
- Acidità;
- Azoto solubile;
- Azoto totale;
- Ceneri;
- Coloranti (Cromo S.S.);
- Coloranti (spettrofotometria nel visibile in esano 420mm e 452mm);
- Cloruro di sodio;
- Esame spettrofotometrico (Delta K);
- Grasso (butirrometro Gerber);
- Grasso (Soxhlet);
- Gascromatografia (frazione acidità oli con trans-isomeri);
- Grado rifrattrometrico (Ind. Rifr.);
- Impurità;
- Luce di Wood;
- Lipasi pancreatica (acido palmitico in posizione 3 nei trigliceridi, ricerca esterificanti);
- Numero dei perossidi;
- Peso specifico (picnometro);
- Prova di limpidità ;
- Prova di stabilità a freddo;
- Residuo magro (burro);
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- Acido Nitrico;
- N° di Iodio;
- Indice alcoolico;
- Tocoferoli (HPLC);
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- N° di Frit-Test;
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- Stigmasta 3-5 diene;
- Cere;
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- Polifenoli;
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- Panel test.